sabato 27 febbraio 2010

CUBA, ONDATA DI SCIOPERI DELLA FAME: CACCIA AI BLOGGER PER LE VIE DELL'AVANA

Il grido di Yoani Sanchez sul Web:
«Il regime non conosce la libertà»
La situazione a Cuba dopo la morte di Orlando Zapata Tamayo continua a essere incandescente. Quattro prigionieri e un dissidente hanno cominciato nelle ultime ore uno sciopero della fame per protestare contro le autorità che hanno lasciato morire l’operaio di 42 anni. Il dissidente più famoso, in sciopero di fame da mercoledì nella sua abitazione di Santa Clara (centro dell’isola), è il giornalista Guillermo Farinas (foto sopra). Farinas ha fatto diversi scioperi della fame, l’ultimo di sei mesi nel 2006, quando le autorità lo hanno alimentato per via intravenosa. I prigionieri Eduardo Diaz Fleitas e Diosdado Gonzalez Marrero hanno cominciato lo sciopero mercoledì, Fidel Suarez Cruz e Nelson Molinet Espinoso giovedì. Tutti quanti si trovano incarcerati a Pinar del Rio (ovest dell’isola). La blogger Yoani Sanchez sta raccontando la situazione, sempre più convulsa: «Abbiamo seminato un seme di libertà, giustizia e amore- scrive su Twiiter-. Valori che loro non conoscono e per questo motivo li temono sopra ogni altra cosa». Claudio Fuentes è stato allontanato con la forza da una mostra cinematografica di giovani registi, insieme ai familiari di Zapata. Un gruppo di agenti della Sicurezza di Stato- fanno sapere i dissidenti- si è messo a gridare insulti ai blogger all’esterno del cinema Chaplin, impedendo l’ingresso in sala.
«In queste ore il nervosismo degli organi repressivi è palpabile», dice la Sánchez. Il cinema Chaplin era circondato dalla polizia che decideva chi far entrare e chi no, allontanando con la forza le persone non gradite. «Fino a quando la cultura sarà al servizio di un’ideologia? Perché dobbiamo sopportare questa assurda esclusione culturale?», si chiede Yoani.
La commissione di diritti umani e la famiglia di Zapata hanno accusato il governo della morte del dissidente, il quale è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva quando, secondo loro, la situazione era ormai irreversibile. Il presidente Raul Castro si è detto dispiaciuto della morte di Zapata, negando che a Cuba ci siano torture. Secondo la Ccdhrn, a Cuba ci sono almeno 201 «prigionieri politici». Per le autorità cubane i dissidenti sono «mercenari» pagati dagli Stati Uniti.

NQC - Fonte: "La Stampa.it"

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